Contratti, in Fvg oltre 200mila lavoratori in attesa di rinnovo
Gli oltre 20mila posti persi dal 2009 non solo l’unica
emergenza. Ad aggravare il quadro del mondo del lavoro, che ancora non registra
veri segnali di ripresa, anche la frenata o il blocco vero e proprio dei
rinnovi contrattuali: non solo nei settori pubblici, dove i contratti sono
fermi dal 2009, ma anche in molti comparti privati. I conti della Cgil parlano
di 149mila lavoratori con un contratto già scaduto solo in Friuli Venezia
Giulia, cui se ne aggiungeranno altri 59mila con la fine del 2015, per un
totale di 208mila lavoratori in attesa di rinnovo. Altre importanti scadenze si profilano anche nella prima metà del 2016, tra cui quelle che coinvolgeranno oltre 30.000 lavoratori dell’industria del legno-arredo e delle costruzioni.
SALARI E RIPRESA. A fornire le cifre il segretario regionale
Franco Belci, nel corso di un direttivo convocato questa mattina alla Camera
del lavoro di Udine per analizzare il quadro economico ed occupazionale del
Paese e della nostra regione, oltre ai contenuti della legge di stabilità e
della finanziaria regionale. «Stiamo entrando”“ ha affermato Belci ““ nel pieno
di una stagione contrattuale di straordinaria importanza, sia per il numero dei
settori coinvolti, l’intero pubblico impiego e molti tra i principali comparti
privati, dalla metalmeccanica alla grande distribuzione, sia per la forte
perdita del potere d’acquisto che hanno subito i salari durante la crisi, con
punte superiori al 10%. Invertire questa tendenza e avviare una fase di
recupero non risponde soltanto a ragioni di equità , ma è anche una condizione
indispensabile per far ripartire i consumi interni, l’economia e l’occupazione.
Solo così si potranno rafforzare i tenui segnali di ripresa che si sono
intravisti quest’anno e che oggi devono fare i conti, oltre che con le
incertezze del’economia, anche con l’incubo del terrorismo gli inquietanti
sviluppi dello scenario politico internazionale».
LAVORO POVERO. Tornando al lavoro, le cifre confermano che
una vera ripresa è lontana. A dirlo un’occupazione scesa al picco minimo da
oltre dieci anni a questa parte (497mila occupati l’ultimo dato, contro i
519mila del 2007) e l’assenza di segnali di un deciso recupero, con una cassa
integrazione scesa solo del 22% e un andamento tendenziale degli occupati
addirittura negativo rispetto al 2014. «Ma a questo si aggiunge anche la
preoccupazione per il fenomeno del cosiddetto lavoro povero, legato alla
precarietà , alla forte diffusione dei contratti part-time, che in regione sono 75mila, pari a un dipendente su 5, e appunto al mancato rinnovo dei
contratti».
emergenza. Ad aggravare il quadro del mondo del lavoro, che ancora non registra
veri segnali di ripresa, anche la frenata o il blocco vero e proprio dei
rinnovi contrattuali: non solo nei settori pubblici, dove i contratti sono
fermi dal 2009, ma anche in molti comparti privati. I conti della Cgil parlano
di 149mila lavoratori con un contratto già scaduto solo in Friuli Venezia
Giulia, cui se ne aggiungeranno altri 59mila con la fine del 2015, per un
totale di 208mila lavoratori in attesa di rinnovo. Altre importanti scadenze si profilano anche nella prima metà del 2016, tra cui quelle che coinvolgeranno oltre 30.000 lavoratori dell’industria del legno-arredo e delle costruzioni.
SALARI E RIPRESA. A fornire le cifre il segretario regionale
Franco Belci, nel corso di un direttivo convocato questa mattina alla Camera
del lavoro di Udine per analizzare il quadro economico ed occupazionale del
Paese e della nostra regione, oltre ai contenuti della legge di stabilità e
della finanziaria regionale. «Stiamo entrando”“ ha affermato Belci ““ nel pieno
di una stagione contrattuale di straordinaria importanza, sia per il numero dei
settori coinvolti, l’intero pubblico impiego e molti tra i principali comparti
privati, dalla metalmeccanica alla grande distribuzione, sia per la forte
perdita del potere d’acquisto che hanno subito i salari durante la crisi, con
punte superiori al 10%. Invertire questa tendenza e avviare una fase di
recupero non risponde soltanto a ragioni di equità , ma è anche una condizione
indispensabile per far ripartire i consumi interni, l’economia e l’occupazione.
Solo così si potranno rafforzare i tenui segnali di ripresa che si sono
intravisti quest’anno e che oggi devono fare i conti, oltre che con le
incertezze del’economia, anche con l’incubo del terrorismo gli inquietanti
sviluppi dello scenario politico internazionale».
LAVORO POVERO. Tornando al lavoro, le cifre confermano che
una vera ripresa è lontana. A dirlo un’occupazione scesa al picco minimo da
oltre dieci anni a questa parte (497mila occupati l’ultimo dato, contro i
519mila del 2007) e l’assenza di segnali di un deciso recupero, con una cassa
integrazione scesa solo del 22% e un andamento tendenziale degli occupati
addirittura negativo rispetto al 2014. «Ma a questo si aggiunge anche la
preoccupazione per il fenomeno del cosiddetto lavoro povero, legato alla
precarietà , alla forte diffusione dei contratti part-time, che in regione sono 75mila, pari a un dipendente su 5, e appunto al mancato rinnovo dei
contratti».