Edilizia, l’encefalogramma è piatto
Ancora una doccia fredda per l’edilizia . Anzi gelata, viste le aspettative di ripresa che qualcuno nutriva anche riguardo al settore delle costruzioni, il più duramente colpito da una crisi che dura ormai da sette anni, con effetti poesantissimi anche nella nostra regione.
Non fa eccezione la provincia di Udine, che tra lil 2008 e la fine del 2015 ha perso oltre 500 imprese e visto quasi dimezzarsi il numero degli operai edili, con 3.000 posti di lavoro persi. Una china negativa che purtroppo non si è invertita con l’inizio del 2016: a dirlo i dati di gennaio della Cassa edile di Udine, che rivelano un’ulteriore, pesante contrazione delle aziende operanti sul territorio, degli addetti e delle ore di lavoro denunciate. Le imprese iscritte, a fine gennaio, risultavano 743, in netto calo sia rispetto alla media annua 2015 (803) sia al dqato di dicembre (771). Sconfortanti anche i dati sugli operai iscritti, solo 3.251, vale a dire 300 in meno di dicembre e 500 in meno rispetto alla media 2015, e sulle ore dichiarate, solo 270mila, il 20% in meno rispetto al dato medio 2015. Si pensi che nel gennaio 2010, quindi già in piena crisi, a gennaio erano state registrate 510mila ore di lavoro, quasi il doppio rispetto a quest’anno.
Numeri ancora drammatici, quindi, e che condensano in cifre una situazione fatta di cantieri fermi, fallimenti, case invendute, capannoni vuoti. Il simbolo tangibile di un modello di sviluppo che ha fallito e che va diametralmente ripensato, investendo sul recupero del patrimonio edilizio e residenziale, sulla valorizzazione dei centri storici, sulla messa in sicurezza degli edifici pubblici (a partire dalle scuole) e del territorio regionale: solo così la china si potrà invertire e il settore potrà incominciare a intravedere una ripresa, sia pure lenta e faticosa.
Numeri ancora drammatici, quindi, e che condensano in cifre una situazione fatta di cantieri fermi, fallimenti, case invendute, capannoni vuoti. Il simbolo tangibile di un modello di sviluppo che ha fallito e che va diametralmente ripensato, investendo sul recupero del patrimonio edilizio e residenziale, sulla valorizzazione dei centri storici, sulla messa in sicurezza degli edifici pubblici (a partire dalle scuole) e del territorio regionale: solo così la china si potrà invertire e il settore potrà incominciare a intravedere una ripresa, sia pure lenta e faticosa.
I DATI DELLA CASSA EDILE DI UDINE (nuovo aggiornamento febbraio 2016)