Vidoni, i sindacati continuano a credere nel concordato
«Il parere negativo della Procura sul concordato è un macigno pesantissimo, ma anche se ci fosse una sola possibilità per garantire un futuro alla Vidoni, noi continuiamo a crederci». Nelle parole di Francesco Gerin, della Fillea Cgil, lo stato d’animo e le aspettative dei sindacati edili nell’imminenza della decisione finale del tribunale di Udine sull’ammissione del piano concordatario. Ammissione che consentirebbe di salvare 60 degli attuali 110 dipendenti dell’azienda di Tavagnacco, tutti in cassa integrazione da febbraio.
I CANTIERI.. Due, come hanno spiegato oggi in conferenza stampa i rappresentanti di Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil, i cantieri che garantirebbero continuità all’azienda e ai suoi dipendenti: l’appalto Anas sulla Olbia Sassari e quello di Autovie a Pordenone, per un valore complessivo di 100 milioni. Restano questi i due principali asset del piano concordatario, oltre ai crediti (si parla di 80 milioni, al lordo del contenzioso) vantati dall’azienda nei confronti di Anas. Nel portafoglio Vidoni, ma congelato, anche un parcheggio a Cortina (15 milioni), mentre è saltata com’è noto un secondo cantiere Anas, in Calabria, dopo la rescissione da parte del committente.
MANIFESTAZIONI D’INTERESSE. Tra le novità emerse negli ultimi giorni anche le manifestazioni d’interesse per la Vidoni pervenute da due gruppi del nord Italia. «Un interesse ““ ha spiegato Massimo Minen, segretario della Feneal Uil Udine ““ che potrebbe concretizzarsi anche in caso di fallimento, sebbene questa ipotesi, con il dilatarsi dei tempi, renderebbe tutto più incerto». Un effetto più immediato e certo del fallimento sarebbe quello di far cessare la cassa integrazione straordinaria dei dipendenti, perché in mancanza di una continuità aziendale ne verrebbero meno i presupposti, trasformando immediatamente in disoccupati tutti i 110 dipendenti.
EDILIZIA KO. Ma l’agonia della Vidoni è solo l’ultima vicenda di una crisi che ha ridotto ai minimi termini il settore delle costruzioni anche in Friuli, come ha sottolineato il segretario provinciale e regionale della Filca Cisl Gianni Barchetta, ricordando come in regione siano stati persi, dal 2008 a oggi, 7.000 posti di lavoro e 1.200 imprese. «Una spirale negativa ““ ha aggiunto Barchetta ““che prosegue purtroppo anche quest’anno: ad agosto, infatti, le imprese attive erano 727, 60 in meno drispetto allo stesso mese del 2015, e gli operai 3.342, con una perdita di ulteriori 300 posti negli ultimi 12 mesi».
GRANDI OPERE. In caso di fallimento della Vidoni, inoltre, la regione perderebbe una delle tre imprese sopravvissute (le altre sono Rizzani De Eccher di Udine e Icop di Basiliano) sopra il tetto dei 100 dipendenti. Con una perdita che non è soltanto di imprese, mezzi e fatturati, ma anche di una professionalità , quella dei “muratori”, che dato un enorme contributo alla crescita economica del Friuli. Da qui l’appello unitario che i sindacati edili lanciano alla Regione a velocizzare l’avvio dei cantieri, dalle grandi opere a quelle di più piccole dimensioni. Appello che sarà rinnovato lunedì, quando Regione e sindacati si vedranno per discutere e firmare un protocollo di legalità e sicurezza relativo ai lavori della terza corsia A4.
I CANTIERI.. Due, come hanno spiegato oggi in conferenza stampa i rappresentanti di Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil, i cantieri che garantirebbero continuità all’azienda e ai suoi dipendenti: l’appalto Anas sulla Olbia Sassari e quello di Autovie a Pordenone, per un valore complessivo di 100 milioni. Restano questi i due principali asset del piano concordatario, oltre ai crediti (si parla di 80 milioni, al lordo del contenzioso) vantati dall’azienda nei confronti di Anas. Nel portafoglio Vidoni, ma congelato, anche un parcheggio a Cortina (15 milioni), mentre è saltata com’è noto un secondo cantiere Anas, in Calabria, dopo la rescissione da parte del committente.
MANIFESTAZIONI D’INTERESSE. Tra le novità emerse negli ultimi giorni anche le manifestazioni d’interesse per la Vidoni pervenute da due gruppi del nord Italia. «Un interesse ““ ha spiegato Massimo Minen, segretario della Feneal Uil Udine ““ che potrebbe concretizzarsi anche in caso di fallimento, sebbene questa ipotesi, con il dilatarsi dei tempi, renderebbe tutto più incerto». Un effetto più immediato e certo del fallimento sarebbe quello di far cessare la cassa integrazione straordinaria dei dipendenti, perché in mancanza di una continuità aziendale ne verrebbero meno i presupposti, trasformando immediatamente in disoccupati tutti i 110 dipendenti.
EDILIZIA KO. Ma l’agonia della Vidoni è solo l’ultima vicenda di una crisi che ha ridotto ai minimi termini il settore delle costruzioni anche in Friuli, come ha sottolineato il segretario provinciale e regionale della Filca Cisl Gianni Barchetta, ricordando come in regione siano stati persi, dal 2008 a oggi, 7.000 posti di lavoro e 1.200 imprese. «Una spirale negativa ““ ha aggiunto Barchetta ““che prosegue purtroppo anche quest’anno: ad agosto, infatti, le imprese attive erano 727, 60 in meno drispetto allo stesso mese del 2015, e gli operai 3.342, con una perdita di ulteriori 300 posti negli ultimi 12 mesi».
GRANDI OPERE. In caso di fallimento della Vidoni, inoltre, la regione perderebbe una delle tre imprese sopravvissute (le altre sono Rizzani De Eccher di Udine e Icop di Basiliano) sopra il tetto dei 100 dipendenti. Con una perdita che non è soltanto di imprese, mezzi e fatturati, ma anche di una professionalità , quella dei “muratori”, che dato un enorme contributo alla crescita economica del Friuli. Da qui l’appello unitario che i sindacati edili lanciano alla Regione a velocizzare l’avvio dei cantieri, dalle grandi opere a quelle di più piccole dimensioni. Appello che sarà rinnovato lunedì, quando Regione e sindacati si vedranno per discutere e firmare un protocollo di legalità e sicurezza relativo ai lavori della terza corsia A4.