Le condizioni per riaprire i cantieri
«La riapertura
dei cantieri, soprattutto quelli privati e quelli pubblici di piccole dimensioni,
si potrà fare ma solo a determinate condizioni e dopo che le autorità sanitarie
nazionali e il Governo avranno dato il loro benestare, a fronte di valutazioni scientifiche
e non solo politiche». È quanto dichiarano i segretari generali di Feneal Uil, Filca
Cisl e Fillea Cgil, Vito Panzarella, Franco Turri e Alessandro Genovesi, in un
documento unitario in cui pongono cinque condizioni per la riapertura.
La prima,
scrivono Panzarella, Turri e Genovesi, è il rispetto dei protocolli sottoscritti
con il ministero dei Trasporti per gli appalti Anas e Rfi e di quelli firmati insieme
alle associazioni datoriali per l ‘edilizia privata, «magari completandoli ““
aggiungono ““ con una specifica intesa anche con gli enti locali, Anci in testa».
La seconda è rendere disponibili in quantità sufficienti e a prezzi sostenibili
tutti i Dpi necessari, la terza «strumenti concreti per verificare il rispetto delle
intese e sanzionare i furbetti, anche a tutela degli imprenditori onesti e rispettosi
delle regole». Da qui la proposta che ogni cantiere possa ripartire solo dopo che
le autorità sanitarie locali, o la polizia municipale, o gli enti bilaterali territoriali
per la sicurezza (assieme agli Rlst) abbiano verificato il rispetto di tutti gli
adempimenti previsti dai protocolli.
La quarta condizione
indicata dai segretari generali degli edili Cgil-Cisl-Uil è quella di «dar vita,
presso le prefetture o le stazioni appaltanti, a tavoli permanenti affinché l’organizzazione
del lavoro, gli orari, i carichi, le presenze siano coordinate anche con le necessarie
nuove pianificazioni dei trasporti pubblici locali, con la disponibilità di covid-hotel
in caso di malessere dei trasfertisti, con piani per la formazione e la sicurezza
specifici al nuovo contesto. La quinta richiesta, infine, è che vi siano «effettive
sanzioni per tutti gli imprenditori che, furbescamente, riapriranno i cantieri senza
garantire il rispetto dei protocolli, equiparando il non rispetto degli stessi a
una grave violazione, amministrativa e penale, del Testo Unico per la salute e sicurezza
e garantendo invece alle imprese che si adopereranno per rispettarlo tempi e sospensioni
senza penale».
Il settore edile
e le sue articolazioni non sono riassumibili solo con i codici Ateco o con indici
di ponderazione, come sta facendo l’Inail, sottolineano infine i sindacati, ricordando
che quegli indici non tengono conto delle
diverse lavorazioni e del fatto che la maggio ranza delle imprese sono di piccole
o piccolissime dimensioni, quindi senza Rsu e Rls. Per questo, concludono
Panzarella, Turri e Genovesi, servono strumenti e organi territoriali «in grado
di vigilare, collaborare, implementare e adattare i protocolli nazionali mettendo
sempre al primo posto la salute dei lavoratori, di tutti coloro che operano in cantiere
e degli stessi imprenditori».
dei cantieri, soprattutto quelli privati e quelli pubblici di piccole dimensioni,
si potrà fare ma solo a determinate condizioni e dopo che le autorità sanitarie
nazionali e il Governo avranno dato il loro benestare, a fronte di valutazioni scientifiche
e non solo politiche». È quanto dichiarano i segretari generali di Feneal Uil, Filca
Cisl e Fillea Cgil, Vito Panzarella, Franco Turri e Alessandro Genovesi, in un
documento unitario in cui pongono cinque condizioni per la riapertura.
La prima,
scrivono Panzarella, Turri e Genovesi, è il rispetto dei protocolli sottoscritti
con il ministero dei Trasporti per gli appalti Anas e Rfi e di quelli firmati insieme
alle associazioni datoriali per l ‘edilizia privata, «magari completandoli ““
aggiungono ““ con una specifica intesa anche con gli enti locali, Anci in testa».
La seconda è rendere disponibili in quantità sufficienti e a prezzi sostenibili
tutti i Dpi necessari, la terza «strumenti concreti per verificare il rispetto delle
intese e sanzionare i furbetti, anche a tutela degli imprenditori onesti e rispettosi
delle regole». Da qui la proposta che ogni cantiere possa ripartire solo dopo che
le autorità sanitarie locali, o la polizia municipale, o gli enti bilaterali territoriali
per la sicurezza (assieme agli Rlst) abbiano verificato il rispetto di tutti gli
adempimenti previsti dai protocolli.
La quarta condizione
indicata dai segretari generali degli edili Cgil-Cisl-Uil è quella di «dar vita,
presso le prefetture o le stazioni appaltanti, a tavoli permanenti affinché l’organizzazione
del lavoro, gli orari, i carichi, le presenze siano coordinate anche con le necessarie
nuove pianificazioni dei trasporti pubblici locali, con la disponibilità di covid-hotel
in caso di malessere dei trasfertisti, con piani per la formazione e la sicurezza
specifici al nuovo contesto. La quinta richiesta, infine, è che vi siano «effettive
sanzioni per tutti gli imprenditori che, furbescamente, riapriranno i cantieri senza
garantire il rispetto dei protocolli, equiparando il non rispetto degli stessi a
una grave violazione, amministrativa e penale, del Testo Unico per la salute e sicurezza
e garantendo invece alle imprese che si adopereranno per rispettarlo tempi e sospensioni
senza penale».
Il settore edile
e le sue articolazioni non sono riassumibili solo con i codici Ateco o con indici
di ponderazione, come sta facendo l’Inail, sottolineano infine i sindacati, ricordando
che quegli indici non tengono conto delle
diverse lavorazioni e del fatto che la maggio ranza delle imprese sono di piccole
o piccolissime dimensioni, quindi senza Rsu e Rls. Per questo, concludono
Panzarella, Turri e Genovesi, servono strumenti e organi territoriali «in grado
di vigilare, collaborare, implementare e adattare i protocolli nazionali mettendo
sempre al primo posto la salute dei lavoratori, di tutti coloro che operano in cantiere
e degli stessi imprenditori».