Edilizia e legno, è Carlo Cimenti il nuovo segretario della Fillea Cgil Udine
Cambio al vertice per la Fillea Cgil
della provincia di Udine. Il nuovo segretario provinciale della
categoria, che rappresenta i lavoratori del settore edile e del legno
arredo, è Carlo Cimenti, eletto ieri a larghissima maggioranza. Cimenti,
42 anni, è iscritto dal 1997 e fin dal 2005 milita come funzionario
nella categoria, che in provincia conta quasi 2mila iscritti. Succede a
Emiliano Giareghi, dimissionario per dedicarsi a tempo pieno al suo
incarico nella segreteria confederale della Cgil di Udine. «La strada da
percorrere ““ dichiara il nuovo segretario ““ è in salita e colma di
difficoltà , in primis l’ormai imminente fine del blocco dei
licenziamenti e non ultima la crisi di governo, che rischia di farci
compromettere un’occasione unica come il Recovery plan, che potrebbe
dare un fondamentale impulso agli investimenti sulle infrastrutture e
sulla messa in sicurezza del territorio, favorendo un pieno rilancio
dell’edilizia e dell’economia in generale, visto l’effetto volano che da
sempre genera questo comparto. Trovo però una categoria in salute,
grazie al lavoro di chi mi ha preceduto e anche ai buoni segnali di
tenuta sia delle costruzioni che del legno-arredo, che sono sicuramente
tra i comparti che stanno reagendo meglio a questa straordinaria fase di
emergenza sanitaria, economica e occupazionale».
della provincia di Udine. Il nuovo segretario provinciale della
categoria, che rappresenta i lavoratori del settore edile e del legno
arredo, è Carlo Cimenti, eletto ieri a larghissima maggioranza. Cimenti,
42 anni, è iscritto dal 1997 e fin dal 2005 milita come funzionario
nella categoria, che in provincia conta quasi 2mila iscritti. Succede a
Emiliano Giareghi, dimissionario per dedicarsi a tempo pieno al suo
incarico nella segreteria confederale della Cgil di Udine. «La strada da
percorrere ““ dichiara il nuovo segretario ““ è in salita e colma di
difficoltà , in primis l’ormai imminente fine del blocco dei
licenziamenti e non ultima la crisi di governo, che rischia di farci
compromettere un’occasione unica come il Recovery plan, che potrebbe
dare un fondamentale impulso agli investimenti sulle infrastrutture e
sulla messa in sicurezza del territorio, favorendo un pieno rilancio
dell’edilizia e dell’economia in generale, visto l’effetto volano che da
sempre genera questo comparto. Trovo però una categoria in salute,
grazie al lavoro di chi mi ha preceduto e anche ai buoni segnali di
tenuta sia delle costruzioni che del legno-arredo, che sono sicuramente
tra i comparti che stanno reagendo meglio a questa straordinaria fase di
emergenza sanitaria, economica e occupazionale».
A
confermare la tenuta della filiera della casa anche i dati della cassa
edile di Udine, che negli ultimi mesi del 2020 registravano addirittura
un lieve incremento degli occupati rispetto ai livelli del 2019. «Sono
segnali confortanti ““ commenta Cimenti ““ ma che sono anche legati alla
lunga crisi che tra il 2009 e il 2018 aveva ridotto ai minimi storici il
settore edile, dimezzando in un decennio imprese e occupati. Una lunga
crisi che ha determinato un impoverimento progressivo di manodopera
specializzata e di professionalità , aggravato da fenomeni diffusi come
il dumping contrattuale e la proliferazione di finte partite Iva, con
effetti negativi non solo sulle tutele, sui salari, sulla tenuta degli
enti bilaterali, ma anche sulle imprese virtuose». Da qui l’auspicio che
«un rinnovato impulso degli investimenti, sia sul versante delle opere
pubbliche che su quello dell’edilizia privata, grazie anche alla spinta
del 110%, possa favorire un rilancio del settore non soltanto in termini
di commesse e di occupati, ma anche in termini qualitativi, investendo
sulla sicurezza del lavoro, sulla formazione, sul rispetto delle
garanzie contrattuali, sulla regolarità contributiva».
confermare la tenuta della filiera della casa anche i dati della cassa
edile di Udine, che negli ultimi mesi del 2020 registravano addirittura
un lieve incremento degli occupati rispetto ai livelli del 2019. «Sono
segnali confortanti ““ commenta Cimenti ““ ma che sono anche legati alla
lunga crisi che tra il 2009 e il 2018 aveva ridotto ai minimi storici il
settore edile, dimezzando in un decennio imprese e occupati. Una lunga
crisi che ha determinato un impoverimento progressivo di manodopera
specializzata e di professionalità , aggravato da fenomeni diffusi come
il dumping contrattuale e la proliferazione di finte partite Iva, con
effetti negativi non solo sulle tutele, sui salari, sulla tenuta degli
enti bilaterali, ma anche sulle imprese virtuose». Da qui l’auspicio che
«un rinnovato impulso degli investimenti, sia sul versante delle opere
pubbliche che su quello dell’edilizia privata, grazie anche alla spinta
del 110%, possa favorire un rilancio del settore non soltanto in termini
di commesse e di occupati, ma anche in termini qualitativi, investendo
sulla sicurezza del lavoro, sulla formazione, sul rispetto delle
garanzie contrattuali, sulla regolarità contributiva».