Federcostruzioni: finita la caduta, ma non si risale
Sono 650mila i posti di lavoro persi nelle costruzioni dal 2008 al 2014. Il dato, che equivale a più di 2mila lavoratori in meno ogni settimana, è stato diffuso da Federcostruzioni a Bologna, nel corso del Saie, la più importente fiera italiana dedicata all’edilizia. Il rapporto di Federcostruzioni, realizzato con la collaborazione di 17 centri studi e 80 associazioni di categoria, mette in luce anche l’importanza decisiva del settore e del suo indotto nell’economia nazionale, con un apporto di 403 miliardi al prodotto interno lordo e di 2,6 milioni di posti di lavoro.
La perdita più consistente nel periodo di crisi riguarda le costruzioni in senso stretto, comparto trainante dell’intero sistema: la produzione è scesa di 75 miliardi, pari al -27% rispetto al 2008. In termini percentuali le flessioni più pesanti si registrano nei settori industriali direttamente collegati (-40% nella domanda di acciaio, 45% per le macchine di movimento terra, -50% per il cemento, -70% per i laterizi, -65% nel commercio di macchiari per l’edilizia). A limitare i danni solo l’export, con una crescita superiore al 20% dal 2008.
Dopo un 2014 chiuso ancora in perdita (-3,6% la produzione, -4,6% l’occupazione, con altri 125mila posti persi), l’analisi sul 2015 e le previsioni per il 2016 è improntata ad un cauto ottimismo. Si intravedono infatti segnali di tenuta, anche se non di recupero. La caduta è finita, ma la risalita non è cominciata.
La perdita più consistente nel periodo di crisi riguarda le costruzioni in senso stretto, comparto trainante dell’intero sistema: la produzione è scesa di 75 miliardi, pari al -27% rispetto al 2008. In termini percentuali le flessioni più pesanti si registrano nei settori industriali direttamente collegati (-40% nella domanda di acciaio, 45% per le macchine di movimento terra, -50% per il cemento, -70% per i laterizi, -65% nel commercio di macchiari per l’edilizia). A limitare i danni solo l’export, con una crescita superiore al 20% dal 2008.
Dopo un 2014 chiuso ancora in perdita (-3,6% la produzione, -4,6% l’occupazione, con altri 125mila posti persi), l’analisi sul 2015 e le previsioni per il 2016 è improntata ad un cauto ottimismo. Si intravedono infatti segnali di tenuta, anche se non di recupero. La caduta è finita, ma la risalita non è cominciata.