In 5 mesi ammortizzatori per 42 milioni di ore, la Cgil: «Urgente una riforma»
«I numeri parlano chiaro, confermando che in questa fase la gestione dell’emergenza e del sostegno al reddito riveste tuttora un carattere di massima priorità e rappresenta la componente preponderante degli interventi del Governo». Il segretario della Cgil Fvg Villiam Pezzetta commenta così i dati diffusi oggi dall’Inps, che anche a maggio, dopo aprile, hanno visto il Friuli Venezia Giulia attestarsi su una quota di 20 milioni di ammortizzatori sociali autorizzati, di cui quasi 12 di cassa integrazione e 8,5 milioni di Fondo di solidarietà . «Sono valori inimmaginabili prima dell’emergenza Covid ““ spiega il segretario ““ e temiamo destinati a mantenersi su livelli elevati per diversi mesi».
Nei primi cinque mesi dell’anno il totale delle ore autorizzate si attesta già a quota 42 milioni (32 milioni di cassa integrazione e quasi 10 di Fis), il 40% rispetto al picco storico della nostra regione, toccato nel 2014 con 29 milioni di ore, ma in dodici mesi e non in meno di metà anno. «È l’effetto di un’emergenza ““ spiega Pezzetta ““ che per un buon mese e mezzo ha fermato almeno un lavoratore dipendente su due nella nostra regione, come ci conferma anche l’indicatore degli infortuni sul lavoro, dimezzati ad aprile di quest’anno rispetto allo stesso mese del 2020». Pur in assenza di dati sul tiraggio delle ore autorizzate, cioè sull’effettivo ricorso da parte delle aziende, la Cgil si attende numeri molto superiori alla media anche a questa voce, visto il lockdown e una situazione di difficoltà diffusa in cui versano molti settori, compreso il manifatturiero, ma con effetti tuttora pesantissimi in comparti come il turismo e la ristorazione, vaste aree del commercio e del terziario, gli appalti pubblici, lo spettacolo, i cui lavoratori hanno chiesto proprio in questi giorni un incontro con l’assessore regionale alla Cultura Tiziana Gibelli.
«I lavoratori fermi sono ancora decine di migliaia ““ dichiara Pezzetta ““ ed è per questo che la Cgil insiste sulla necessità di rifinanziare gli ammortizzatori sociali per estendere il blocco dei licenziamenti fino alla fino a dicembre, se non vogliamo che, dopo i numeri sulla cassa integrazione, inizino a salire esponenzialmente anche quelli dei disoccupati, che al momento appare fortunatamente stabile o addirittura in lieve calo (vedi dati Naspi). Di positivo su questo versante c’è l’avvicinarsi di una soluzione per garantire a tutti i settori la continuità di 18 settimane consecutive di copertura del Fondo di integrazione salariale, ma è solo l’inizio di una trattativa verso la riforma e il potenziamento degli ammortizzatori sociali: un processo di generalizzazione e unificazione delle attuali nove forme di sostegno che dovrà andare di pari passo con il varo di misure mirate a sostenere la ripresa degli investimenti pubblici e privati nei settori strategici, capaci di innescare una ripresa che al momento appare lontana».
Ed è proprio in considerazione dell’ampiezza del ricorso agli ammortizzatori che la Cgil non considera prioritario il tema dell’eventuale agosto lavorativo nelle aziende italiane e della regione: «Da parte nostra non c’è un no pregiudiziale all’ipotesi che alcune aziende ricorrano a questa opzione ““ spiega ““ ma siamo contrari a un via libera generalizzato che in questo momento, peraltro, sono ben poche imprese a sollecitare. Ribadito dunque che poche realtà , in questo momento, hanno la fortuna di lavorare a pieno ritmo, chi si troverà in queste condizioni nelle prossime settimane e nei prossimi mesi ha la possibilità di contrattare con le rappresentanze sindacali aziendali e con i sindacati territoriali le condizioni per un’eventuale apertura delle fabbriche ad agosto».