La rabbia dei manutentori forestali: «Regione inadempiente»
Aumenti contrattuali congelati; accordi integrativi disattesi; dipendenti sottoinquadrati e sottopagati, precariato che si trascina da sette anni. E’ lunga la lista delle criticità che interessano i 150 operai del Servizio gestione territorio montano, bonifica e irrigazione della Regione Friuli Venezia Giulia, impegnati quotidianamente in interventi di sistemazioni idraulico-forestali, manutenzione di piste forestali, malghe, parchi, sentieri, foreste dal Tarvisiano alla Carnia, dal Cansiglio al Carso, da Palmanova a Pagnacco a Gorizia e non solo.
Criticità che da circa due anni sono state sottoposte sia ai dirigenti della direzione regionale risorse agricole e forestali sia all’assessorato competente, «senza però ricevere alcuna risposta concreta, anzi in molti fanno orecchie da mercante», attaccano i rappresentanti sindacali di Fillea-Cgil Udine e Pordenone (Francesco Gerin e Alesandro Conte) e di Filca-Cisl Alto Friuli e Pordenone (Valentino Bertossi e Paolo Fregonese), assieme alle Rsu degli operai.
«Si tratta ““ spiegano i sindacalisti ““ di lavoratori che da sempre rappresentano una eccellenza per la Regione Friuli Venezia Giulia, oltre a rivestire un ruolo di primaria importanza nel sistema di difesa idrogeologica del territorio. Eppure, dal luglio 2015, sono in attesa di vedersi sbloccato, lo scatto è di 40 euro, l’aumento contrattuale previsto dal contratto che regola il rapporto di lavoro del servizio in amministrazione diretta (l’inquadramento infatti è il medesimo del comparto privato dell’edilizia e non quindi il comparto unico regionale); una grave inadempienza dell’amministrazione regionale ““ sottolineano i rappresentanti dei lavoratori ““ alla quale si aggiunge il capitolo dedicato al contratto integrativo che dopo l’avvio di due piattaforme nel 2014 e nel 2016, attende ancora risposte».
Per una ventina di operai, inoltre, si pone la questione relativa alla messa in regola del proprio inquadramento: «Da circa un anno abbiamo avviato una trattativa per gestire i passaggi di livello di persone che sono sotto inquadrate e sotto pagate ma di fronte troviamo sempre un muro di gomma, e questo è inaccettabile», tuonano i rappresentanti di Filca e Fillea. “E’ chiaro ormai ““ aggiungono ““ che da parte dei vertici della direzione regionale manca la volontà di risolvere le questioni aperte: il sistema di relazioni non funziona e sta avendo ripercussioni pure sui rapporti personali e nell’operatività di alcune squadre. Invece di concentrarsi sulla produttività e sull’efficacia del lavoro, ci si trincera dietro un irrigidimento burocratico-amministrativo che rischia di compromettere il servizio e lede la dignità dei lavoratori».
Il servizio delle manutenzioni, fanno notare ancora i rappresentanti del sindacato, «è sempre stato considerato un fiore all’occhiello, al quale spetta il controllo di 36 mila opere di difesa del territorio, ma da sette anni non vede alcuna assunzione a tempo indeterminato, nonostante una ventina di pensionamenti e nonostante un’età media di 50 anni degli attuali dipendenti». La Regione predilige l’utilizzo di lavoratori stagionali, spiegano ancora i sindacati, «con un impoverimento delle competenze e delle professionalità , unito all’obsolescenza delle attrezzature, con il rischio di un peggioramento della qualità delle manutenzioni». Da qui la richiesta di «un tavolo di confronto vero e concreto con l’assessore regionale Cristiano Shaurli, altrimenti dovremo valutare altre strade tra cui quella della vertenza legale».
Criticità che da circa due anni sono state sottoposte sia ai dirigenti della direzione regionale risorse agricole e forestali sia all’assessorato competente, «senza però ricevere alcuna risposta concreta, anzi in molti fanno orecchie da mercante», attaccano i rappresentanti sindacali di Fillea-Cgil Udine e Pordenone (Francesco Gerin e Alesandro Conte) e di Filca-Cisl Alto Friuli e Pordenone (Valentino Bertossi e Paolo Fregonese), assieme alle Rsu degli operai.
«Si tratta ““ spiegano i sindacalisti ““ di lavoratori che da sempre rappresentano una eccellenza per la Regione Friuli Venezia Giulia, oltre a rivestire un ruolo di primaria importanza nel sistema di difesa idrogeologica del territorio. Eppure, dal luglio 2015, sono in attesa di vedersi sbloccato, lo scatto è di 40 euro, l’aumento contrattuale previsto dal contratto che regola il rapporto di lavoro del servizio in amministrazione diretta (l’inquadramento infatti è il medesimo del comparto privato dell’edilizia e non quindi il comparto unico regionale); una grave inadempienza dell’amministrazione regionale ““ sottolineano i rappresentanti dei lavoratori ““ alla quale si aggiunge il capitolo dedicato al contratto integrativo che dopo l’avvio di due piattaforme nel 2014 e nel 2016, attende ancora risposte».
Per una ventina di operai, inoltre, si pone la questione relativa alla messa in regola del proprio inquadramento: «Da circa un anno abbiamo avviato una trattativa per gestire i passaggi di livello di persone che sono sotto inquadrate e sotto pagate ma di fronte troviamo sempre un muro di gomma, e questo è inaccettabile», tuonano i rappresentanti di Filca e Fillea. “E’ chiaro ormai ““ aggiungono ““ che da parte dei vertici della direzione regionale manca la volontà di risolvere le questioni aperte: il sistema di relazioni non funziona e sta avendo ripercussioni pure sui rapporti personali e nell’operatività di alcune squadre. Invece di concentrarsi sulla produttività e sull’efficacia del lavoro, ci si trincera dietro un irrigidimento burocratico-amministrativo che rischia di compromettere il servizio e lede la dignità dei lavoratori».
Il servizio delle manutenzioni, fanno notare ancora i rappresentanti del sindacato, «è sempre stato considerato un fiore all’occhiello, al quale spetta il controllo di 36 mila opere di difesa del territorio, ma da sette anni non vede alcuna assunzione a tempo indeterminato, nonostante una ventina di pensionamenti e nonostante un’età media di 50 anni degli attuali dipendenti». La Regione predilige l’utilizzo di lavoratori stagionali, spiegano ancora i sindacati, «con un impoverimento delle competenze e delle professionalità , unito all’obsolescenza delle attrezzature, con il rischio di un peggioramento della qualità delle manutenzioni». Da qui la richiesta di «un tavolo di confronto vero e concreto con l’assessore regionale Cristiano Shaurli, altrimenti dovremo valutare altre strade tra cui quella della vertenza legale».